domenica 23 dicembre 2012

L'emozione di un presepe


















Mi avvicinavo stancamente al Natale
immerso nel turbinio dei miei pensieri
che proditoriamente indeboliscono il fisico
o con il fisico debole che inconsciamente
aggroviglia il corso dei pensieri.
Poi una sera, improvvisamente.
Passeggiavo nella più bella via di Genova
 ferita nel suo centro da interminabili lavori di scavo
e mentre l’ondeggiare dei passi cullava
le mie solite, inutili, divagazioni mentali,
la mia attenzione veniva attratta
dal chiarore di una luce lampeggiante
per la segnalazione del cantiere. Acuivo lo sguardo
e un’emozione intensa mi colpiva l’animo :
nel mezzo di un grigio anfratto, residuo degli scavi,
giaceva quasi come un miracolo imprevisto
un minuscolo, tenerissimo presepe.
Scattavano immediati i ricordi
di tanti presepi infantili, gioiosi e malinconici
per l’incombenza di dolorosi fatti bellici,
e  di quelli fantastici di tanti Natali attesi
con spensierata felicità ed allegria
dapprima dai figli e poi dai nipoti.
Ma quel piccolo presepe incastonato
in quel luogo triste, assurdo, squallido,
forte simbolo del faticoso lavoro dell’uomo,
mi riportava misteriosamente e piacevolmente
ad un sentire di serenità.
Tanti presepi belli , antichi, luminosi, colorati,
ma non ne ricordo nessuno che mi abbia regalato
una così forte, sferzante, sensazione di
bellezza e di bontà.
C’è una persona di sentimento, di fede,
di rispetto umano dei riti e delle tradizioni,
o semplicemente inconscia del suo gesto,
che ha saputo ricordare a  me, e a tanti altri,
il vero valore di un simbolo meraviglioso.
Grazie misterioso uomo o donna,
hai fatto un meraviglioso regalo di natale !


                                                                                                  italo.corti@alice.it

sabato 15 dicembre 2012

Erode c'è sempre ....













Natale. Decorazioni, luminarie, presepi,
alberi scintillanti di luci,
festa di bambini in attesa,
agitazione e corse
per organizzare il gran giorno,
arriva Gesù Bambino !
Ma laggiù in America
lo ha anticipato
il novello Erode.
Orrore, partecipazione,dolore vero,
ma anche un po’ doveroso, appiccicato.
Poi per fortuna
una settimana per dimenticare,
e riprendere la festa.
Così  il bambinello che metteremo nella culla
cancellerà una seconda volta
 quei venti che non ci sono più
E no ! Anche il mio dolore
e la mia partecipazione
sono un po’ appiccicate,
ma più di quelle c’è un tormento,
vero, profondo, ossessionane,
che mi corrode l’animo e il pensare.
E non è la prima volta.
Ma Dio ha visto ? E se ha visto perché ?
Ma che diritto ho io
di pormi queste domande ?
Di giudicare un Dio in cui credo ?
O è forse questo il punto ?
Spero che quei venti  bambini, le maestre,
chi ha cercato di difenderli,
tutto quel sangue,
possano per me essere il simbolo
di un’accettazione del dolore,
di ogni dolore che solo la Fede
 può rendere sopportabile.


                                                                                                                                  italo.corti@alice.it

venerdì 14 dicembre 2012

La prima neve














Oggi la prima neve dell’inverno.
Il manto ha ricoperto la città,
tetti, alberi, monumenti,
strade e piazze,
trasfigurando il paesaggio
in un’unica bolla bianca
che sembra scivolare verso il mare,
anche lui mimetizzato nel grigio
che geloso gli ha regalato il cielo.
L’improvviso cambiamento,
così inconsueto e coinvolgente,
sembra annullare anche
la storia della città,
le pietre antiche, i brillanti metalli
dei nuovi grattacieli, i suoni delle campane.
Penetrando misteriosamente  nei sentimenti della gente,
 che con quel muoversi lento e circospetto
macchia il  manto bianco con impronte
 ambigue e sovrapposte,
mescola gioia per la temporanea
novità dello spettacolo
ed insofferenza per un nuovo non calcolato.
Vite ordinate, organizzate, programmate
che pochi centimetri di neve,
obbligano prepotentemente al cambiamento.
La natura, la natura, caro uomo,
troppo spesso te ne dimentichi
ma è sempre lei il dominus predominante
della nostra vita !

                                                                                                                                             italo.corti@alice.it

martedì 11 dicembre 2012

Galleggiare














Periodo particolare, sensazioni strane.
Capita.
Vivo la vita come se non fosse la mia,
ma stessi osservando quella di un altro.
Non vivo, galleggio.
La  terza, quarta, quinta,
quello che volete, età
potrebbe  essere il tempo,
salute permettendo,
della serena disposizione all’essere.
Mi sento invece confuso
tra il desiderio ancora vivo
di un fare indefinito
e la coscienza di un tempo
non più disponibile e sufficiente.
Allora galleggio.
Mi piace quasi l’idea simbolica.
Un essere senza decidere,
un decidere senza convinzione,
una convinzione di scarsa volontà
a gettarsi ancora nella mischia.
Scarsa  volontà o capacità indebolita ?
Ma perché sono così complicato
dopo anni e anni di esperienze
felici, tristi, allegre, faticose ma esaltanti ?
Galleggiare è il modo migliore
per non affondare,
per non  affrontare le fatiche
di un nuoto sempre controcorrente.
E allora ………….
Galleggia, galleggia tranquillamente,
prima o poi le onde del destino
ti obbligheranno a nuotare
per raggiungere meravigliose
spiagge di felicità
o per evitare gli scogli
di tragici dolori.

                                                                                             italo.corti@alice.it

domenica 9 dicembre 2012

Alba di fuoco















Il sole spunta dal monte
illuminando un’alba stupenda.
I rossi che si spandono sulle nuvole
tingono di un colore irreale
anche la città, esaltandone la bellezza
nel suo snodarsi di tetti e cupole,
di cime di alberi frondosi,
di campanili e di torri antiche.
C’è qualcosa di misterioso
in questa bellezza quasi sconosciuta
che durerà il tempo di un sogno
immergendomi nell’astrazione
di pensieri fantastici,
di desideri e ricordi inesistenti.
Questo passaggio dal buio
alla meraviglia di questi colori,
quasi un contorto percorso
a ritroso dalla morte alla vita,
mi trascina in un entusiasmo
dimenticato nel tempo
e bloccato nel susseguirsi delle immagini
che il ritorno della piena luce
cancellerà con il sopravvenire
di una profonda delusione.
Il troppo bello
è una grande emozione
basta saperlo apprezzare
nella caducità del suo apparire.

                                                                                                            italo.corti@alice.it

venerdì 30 novembre 2012

L'attesa













La vita scorre
in milioni di minuti.
Migliaia e migliaia
li passi in attesa.
Come sarebbe 
la vita senza attese ?
Attesa parola che nasconde
decine e decine
di sentimenti e
di stati d’animo,
che sconfinano dalla tenerezza
alla rabbia, all’insofferenza,
al piacere o all’indifferenza.
Varrebbe la pena
con  una qualsiasi magia
di cancellare le attese ?
L’ansia struggente
ma indimenticabile
dei minuti trascorsi
ad aspettare la persona amata,
ma anche il terrore di giorni
passati  in attesa dell’esito
di una diagnosi pericolosa.
L’emozione dei mesi, poi giorni
e poi ore passate nell’aspettativa
della nascita di un figlio,
ma anche il tormento
del tempo destinato a procrastinare
una decisione dolorosa.
Attese, attese, attese .......
Difficile un bilancio
dei banali pro e contro:
allora accettiamo questo
“tempo delle attese”
come senso vero della vita,
alternanza di gioie e dolori
su cui proprio  le attese
gettano la luce
del loro vero valore.


                                                                                                       italo.corti@alice.it

mercoledì 28 novembre 2012

Piove ... e sorrido















Oggi piove.
La città è sommersa
da un velo di grigio
che annulla panorami e colori.
Ma in contrasto col paesaggio
mi sento felice.
Che strano animale l’uomo !
L’allegria e la tristezza
si mescolano incessantemente
nel passare dei giorni,
a volte nel trascorrere delle ore
senza un raccordo preciso
con quelle che possono essere
le situazioni reali
di dolori, ansie, preoccupazioni.
C’è una sorta di autodifesa
della mente e del cuore
per non soccombere
alle negatività,
e a volte un desiderio
di autopunirsi per non eccedere
nella serenità e nell’ottimismo.
Forse dovrei essere
più animale e meno uomo
per semplificare il modo di essere
con approcci più coerenti ed essenziali
alla quotidianità della vita.
O invece questo alternarsi,
sovente fortuito,  di ansia
e di spensieratezza,
serve, nella  mia mancanza di equilibrio,
a tenermi vivo, e innamorato della vita.
Sicuramente sono un uomo o animale strano !  


                                                                                              Italo.corti@alice.it


martedì 27 novembre 2012

Erode ....e il peggio













Bombe  a grappolo.
Strage !    In Siria !
Di bambini !
Crudeltà e violenza
oltre il limite
dell’umana comprensione.
Milioni di innocenti
muoiono tutti i giorni
per fame, malattie,
mancata assistenza.
Ma seppure indignato
puoi non cercare il colpevole,
tutti e nessuno,
con pilatesca vigliaccheria.
Ma qui il colpevole è chiaro,
l’uomo cosciente che decide
con la sua folle voglia omicida
di infierire su bimbi indifesi
che gioiscono della vita
in un gioco innocente.
Ma cosa siamo noi
che vediamo, leggiamo,
ci commuoviamo,ci indigniamo
e forse anche dubitiamo di quel Dio
che non dovrebbe accettare
tanto dolore assurdo.
… e così scaricata la coscienza
sentendoci partecipi
del mancato intervento del nostro Dio
riusciamo a tornare tranquilli
ai nostri improcrastinabili impegni,
alle nostre ansie prioritarie
ai nostri tristi problemi economici.
Poveri bambini, forse siete morti
anche per noi, per un nostro
futuro migliore,
o forse per avvertirci che quel futuro
potrebbe anche ......
Ma via accendiamo la tivù,
un  bel talk-show di esimi politici
o una romantica fiction,
oppure una full immersion
di moviola calcistica, o……
E i bambini, fantasmi noiosi
sulla nostra coscienza, non ci sono più,
cancellati dalla loro vita,
e dalla nostra memoria.


                                                                                                        italo.corti@alice.it



                                                                                          

giovedì 22 novembre 2012

Viandante o pellegrino ?




















Il  recente ascolto di un’omelia
mi ha fatto riflettere
sul percorso della mia vita.
Due termini simili
ma che possono assumere
diversi significati
secondo come li applichiamo
al nostro sentire quotidiano.
Viandante o pellegrino ?
Pellegrino chi parte
da un punto certo della vita
per raggiungere una meta
prestabilita e fortemente voluta.
La felicità, il benessere, il successo,
o espressione massima
di questo traguardo la fede.
Io invece sono sempre stato,
e sono tuttora, o mi sento,
 un viandante, un camminatore
obbligato ad un percorso
che non sempre ho scelto.
Nella confusione della mia infanzia
tra paure, angosce, malinconie
legate al difficile periodo della guerra
non trovo un punto fermo
per considerarlo come la partenza
in autonomia, sulla strada della vita.
Poi mi sembra sempre
di aver camminato senza il preciso
impegno di una meta,
subendo gli scossoni del destino,
rialzandomi con grinta dalle cadute,
ma sicuramente senza l’ossessione
del benessere e del successo.
Ho avuto la mia quota importante
di felicità,
ma purtroppo sempre lontano
dall’arrivare alla meta più importante,
quella della vera fede.
E allora continuo a camminare
viandante tra i viandanti,
sperando un giorno di essere
un vero pellegrino.


                                                                                                    italo.corti@alice.it