Mi avvicinavo stancamente al Natale
immerso nel turbinio dei miei pensieri
che proditoriamente indeboliscono il fisico
o con il fisico debole che inconsciamente
aggroviglia il corso dei pensieri.
Poi una sera, improvvisamente.
Passeggiavo nella più bella via di Genova
ferita nel suo centro da interminabili lavori di scavo
e mentre l’ondeggiare dei passi cullava
le mie solite, inutili, divagazioni mentali,
la mia attenzione veniva attratta
dal chiarore di una luce lampeggiante
per la segnalazione del cantiere. Acuivo lo sguardo
e un’emozione intensa mi colpiva l’animo :
nel mezzo di un grigio anfratto, residuo degli scavi,
giaceva quasi come un miracolo imprevisto
un minuscolo, tenerissimo presepe.
Scattavano immediati i ricordi
di tanti presepi infantili, gioiosi e malinconici
per l’incombenza di dolorosi fatti bellici,
e di quelli fantastici di tanti Natali attesi
con spensierata felicità ed allegria
dapprima dai figli e poi dai nipoti.
Ma quel piccolo presepe incastonato
in quel luogo triste, assurdo, squallido,
forte simbolo del faticoso lavoro dell’uomo,
mi riportava misteriosamente e piacevolmente
ad un sentire di serenità.
Tanti presepi belli , antichi, luminosi, colorati,
ma non ne ricordo nessuno che mi abbia regalato
una così forte, sferzante, sensazione di
bellezza e di bontà.
C’è una persona di sentimento, di fede,
di rispetto umano dei riti e delle tradizioni,
o semplicemente inconscia del suo gesto,
che ha saputo ricordare a me, e a tanti altri,
il vero valore di un simbolo meraviglioso.
Grazie misterioso uomo o donna,