Osservo con malcelata inquietudine
torme di fanciulli e ragazzini
giocare , isolati dal mondo che li circonda,
con le più sofisticate diavolerie elettroniche.
Fisicamente soli, ma anche spiritualmente
astratti dalla compagnia e ipnotizzati
dallo strumento che manovrano.
E quasi per difendermi
da qualcosa che non capisco,
vado con il pensiero ai ricordi
dei giochi della mia infanzia e gioventù.
Quanta tenerezza.
Giochi che, per l’infamia della guerra
con l’impossibilità di dedicarvi
risorse economiche,
erano sempre frutto
dell'immaginazione e della propria manualità.
Spaghi recuperati e stracci
per una romantica palla da calcio,
vecchi vestiti abbandonati
per rocamboleschi travestimenti,
assi, chiodi e martelli proibiti
per costruire improbabili
covi di pirati,
ombrelli in disuso per
assurdi e pericolosi paracadute,
e così altre decine di giochi
frutto della fantasia e della necessità
di sapersi arrangiare.
Attività che necessitavano comunque
della partecipazione solidale dei compagni
facendo diventare il divertimento
occasione di comunità e di socializzazione.
Ripeto questi ricordi mi riempiono
di infinita tenerezza e di commozione
rivivendo l’ entusiasmo che c’era
per piccole cose, vissute alle volte
all’ombra di grandi sogni.
Questi bambini, fanciulli, ragazzi di oggi,
che guardo con ingiustificata apprensione,
proveranno le mie stesse sensazioni
quando anziani ricorderanno
i loro stupendi giochi super tecnologici ?
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